Il punto fondamentale delle manifestazioni degli ultimi tre giorni è il fatto che non vi sia una connotazione politica definita, in piazza scendono e parlano personaggi anche politicizzati ma la protesta resta trasversale agli schieramenti politici classici e questo è sicuramente un bene.
Quello che va sottolineato però, è che se la trasversalità rimane completamente populismo acritico purtroppo, non appena ci sarà un alleggerimento della tensione sociale (almeno di quella percepita) torneremo al punto di partenza. Se a breve uscisse il vaccino (e viste le imminenti elezioni americane non è un’ipotesi così remota, ma questo è un altro discorso) o venisse fuori il decreto-contentino, tutti in un paio di giorni si saranno dimenticati del fatto che un governo di pezzenti ci ha condotto in un vicolo cieco, trattandoci come carne da macello e accollandoci la colpa di tutto ciò, seguendo esclusivamente le istruzioni di un’anomia commissione di tecnici che hanno fornito indicazioni parziali, spesso incoerenti e frammentaria ma soprattutto rivelatosi anche imprecise.
Quello che serve è la creazione di categorie politiche nuove che intercettino il dissenso e lo convoglino in una seria forma di opposizione a questo sistema, che non si limiti alle mere contingenze ma che costituisca una netta e convinta antitesi ideologica al sistema liberale post-capitalista.
Coesione e convinzione perché la patria sia riscattata.
di Cristian Bocciarelli
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