La moda delle mascherine…
Giungeremo all’ inverno, la natura ci farà ricordare il tepore della bella stagione, l’algido freddo invernale si rifarà vivo, ci si ridesterà nel caldo dei nostri letti ricordando i mesi passati, gli ipocondriaci passeggiano impauriti per le strade cittadine, ignari del repentino e profondo cambiamento che lo Stato ha indotto loro; una forma di schiavitù psicologica che non sanno riconoscere. Siamo a inizio Ottobre quando nel Bel Paese l’ennesimo male, ancora più nefasto e sottovalutato inizia a dilagare; l’ennesimo D.L impedisce a chiunque di respirare normalmente, di vivere insomma. Il virus sociale; il distanziamento sociale, dapprima serpeggiante, poi sempre più violento, grazie alla forte e volontaria ignoranza del popolo pro-mask confina il nostro stato di benessere dentro gabbie difficilissime da aprire. Lo Stato vince, il popolo soffre, almeno quello che non obbedisce ciecamente.
… si trasforma in pandemia
Da un giorno all’altro tutta muta drasticamente, il rigido ordine della nostra vita viene sconvolto: la scuola perde il suo valore socio-formativo trasformando gli allievi in robot, mascherati anch’essi, e se qualcuno di loro osa lamentarsene, viene anche preso a schiaffi, il lavoro diventa l’unico momento di svago, ma anche lì è difficile respirare, gli assembramenti non solo sono vietati dalla legge, ma per paura del contagio gli ovini imbavagliati (il popolo pecora, quello che obbedisce, quello impaurito, quello vile, li eviterebbero lo stesso, la società, la socializzazione lentamente muore; è vietato incontrarsi, anche il semplice abbraccio o una stretta di mano ci viene negata. Qualcuno resta confinato in casa, in quarantena, attanagliato dal fastidio di dover indossare quello stupido straccetto di carta infetta prodotto da una multinazionale in grado anche di gestire l’informazione e diventa impossibile trascorrere le proprie abituali giornate. La pandemia psico-sociale è ben congegnata ed a subirla sono sempre gli stessi, gli individui liberi, quelli che mai accetteranno questa nuova normalità.
È una guerra
La situazione ormai è degenerata tanto che per molte persone, io tra le tante, si tratta di una vera e propria guerra, l’unico inconveniente è che il nostro nemico è l’ignoranza che crea terrore ed è molto più letale di un esercito in tenuta d’assalto poiché si insinua subdolo, molto più infettivo del SARS COV-2; si trasmette ad una velocità incredibile ed è estremamente egualitario, vale a dire che colpisce ogni fascia di età, senza alcuna distinzione. Mi pare ovvio che questa nuova situazione spiazzante e per certi aspetti surreale ci esorti ad elevare la consapevolezza dell’importanza, talvolta considerata scontata, dei principi e dei concetti di base, quali la libertà.
A causa degli ipocondriaci mascherati la nostra vita è stata sradicata di tutte le sue routine, ogni aspetto sottile di condivisione ed incontro è venuto divelto, il nostro presente è cinto da una sensazione di disagio, quasi rabbia che sfuma in cattiveria, privandoci di lucidità e per questo, pronti a reagire anche in malo modo a chi ci configura come untori criminali. Ancor più plumbeo è il futuro che si figura, sicuramente influenzato dal comune sentimento di una ripresa dura lunga, forse impossibile, fino a quando uno soltanto di queli ovini continuerà ad indossare lo Straccetto Statale, la guerra sarà persa!
Nostalgia del passato
Eh già… si inzia ad apprezzare qualcosa quando non la si ha più!
Le nostre vite, se fossimo come le pecore imbavagliate, mai monotone e ripetitive ci apparirebbero ora come la nostra più grande aspirazione, il piacere di incontrare gli amici lontano dall’invalicabile barriera del telefono parrebbe una emozione quasi sbiadita nella nostra memoria, gli abbracci e le carezze che ci donanoo amore ora rappresenterebbero l’unico pensiero che ci scalderebbe il cuore. Fortunatamente la storia ci insegna che le epidemie non sono una nuova realtà per noi: se ne sono succedute nel tempo fin dagli albori della civiltà. Tuttavia, l’essere umano è sempre riuscito nel momento di tetra difficoltà a fare fronte comune e superare ogni avversa sfida, questa volta sembra impossibile ed è normale che così sia, questa pandemia non è determinata da un agente patogeno, ma dallla personalità di esseri deboli, senza spina dorsale, che preferiscono morire da vivi piuttosto che lottare per vivere. Noi, intanto, quelli che non hanno paura, quelli che non sono ipocriti obbedienti, continuiamo a stringerci in un abbraccio e ad assaporare il sorriso che in loro è celato dalla mascherina, noi non abbiamo mai smesso di esistere, ma rivorremmo indietro la nostra serenità, quella che al momento ci è preclusa da questa belante massa dal volto mascherato.
Valerio Villari
Ispirato da: Marco Gervasoni
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Chi urla parole di rivoluzione e nel frattempo rimane immobile, remoto!
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Come dico sempre “MENO IRRUENZA, PIU’ INTELLIGENZA“